Mi sono accorta che c’è molta confusione in merito alla possibilità di contrarre il tetano e che, siccome circolano tante informazioni incomplete o addirittura inesatte, aleggia una vera e propria sorta di panico fra molte mamme. Ho deciso allora di approfondire il tema e scrivere questo articolo per sfatare alcuni miti e chiarire quando preoccuparsi davvero.

Il tetano è una malattia infettiva acuta non contagiosa, ma che spaventa molto perché la tossina rilasciata dal batterio Clostridium tetani provoca contrazioni e spasmi diffusi al sistema muscolare che causano forti dolori e che nei casi più gravi può portare a morte per asfissia.

Indubbiamente tutto questo porta una giusta preoccupazione, ma è davvero così comune la possibilità di essere infettati? Quando bisogna realmente preoccuparsi? Il tetano è presente ovunque?

Facciamo un po’ di chiarezza e vediamo di darti più informazioni possibili affinché tu possa valutare con consapevolezza se è il caso o meno di ipotizzare un possibile contagio e se devi correre in ospedale o dal medico.

Il batterio Clostridium tetani:

Il batterio è normalmente presente nell’intestino degli animali (bovini, equini, ovini) e dell’uomo senza provocare alcun danno e viene eliminato con le feci.

Si tratta di un bacillo Gram-positivo che cresce solo in assenza di ossigeno (cioè è anaerobio), ed è presente in natura sia in forma vegetativa (solo in assenza di ossigeno), sia sotto forma di spore (anche in presenza di ossigeno).

Le spore possono sopravvivere nell’ambiente esterno anche per anni e contaminano spesso la polvere e la terra. Possono penetrare nell’organismo umano attraverso le ferite e qualora queste siano profonde e le spore si trovassero in un ambiente privo di ossigeno, si possono trasformare nelle forme vegetative che producono la tossina (tetanospasmina) che causa la malattia.

Il batterio non invade i tessuti, ma la tossina raggiunge attraverso il sangue e il sistema linfatico il sistema nervoso centrale e interferisce con il rilascio di neurotrasmettitori. La conseguenza di quest’interferenza porta alla contrazione muscolare e allo spasmo senza opposizione a livello di tutto il corpo, in genere inizialmente partendo dall’alto, per poi diffondersi a livello globale.

Dopo il contatto con le spore sussiste un periodo di incubazione, che varia da 3 a 21 giorni.

Quali sono le condizioni necessarie per ipotizzare il contagio di spore di Clostridium tetani?

Le condizioni sono due e devono sussistere entrambe:

1 – Come detto precedentemente le spore contaminano la polvere, la terra e di conseguenza anche degli oggetti, ma la presenza di spore di Clostridium tetani sussiste esclusivamente se vi è stato un precedente contatto con delle feci di ovini, equini, bovini o umane. Questo significa che nelle zone dove non transitano mucche, cavalli, capre o pecore è praticamente impossibile che ci siano spore di Clostridium, anche perché l’igiene vigente nei paesi sviluppati non permette una contaminazione da feci umane.

2 – La ferita deve essere tale da consentire alle spore di potersi annidare. Per favorire l’insorgenza del tetano, una ferita cutanea non dev’essere esposta all’aria, ma dev’essere profonda e chiusa, in modo tale da garantire alla spora una condizione di anaerobiosi (assenza di ossigeno).
Ad avere le caratteristiche sopraccitate sono, di norma, le ferite lacere o da punta, come per esempio quelle risultanti dalla penetrazione di un corpo estraneo, come alcuni tagli profondi da oggetti sui quali risiedono spore di Clostridium tetani. In questo tipo di ferite le spore riescono ad evitare il contatto del disinfettante, a restare annidate in un ambiente anaerobo e a germinare tornando nella forma di battere. Da notare, inoltre, che generalmente una ferita sanguinante non permette alle spore di annidarsi.

Quali sono i miti da sfatare?

  • Gli oggetti arrugginiti sono probabili contaminatori. La ruggine non è responsabile del tetano! Semplicemente è un indicatore del fatto che l’oggetto è rimasto all’aperto a lungo e la percentuale di probabilità che delle spore si siano depositate su quell’oggetto è più alta. Ribadisco che qualsiasi oggetto deve essere entrato in contatto con delle feci contaminate, questa è l’unica condizione possibile affinché vi possano essere annidate delle spore.
  • Tutti gli animali possono essere fonte di contagio. Assolutamente no! Solo i bovini, gli ovini, e gli equini sono serbatoi del bacillo del tetano. 
  • Tutti i tipi di ferite sono potenzialmente pericolosi. Abrasioni e ferite superficiali accuratamente pulite e disinfettate non comportano rischi. Un’attenta medicazione e disinfezione per le ferite più profonde che non hanno avuto contatto con terra o oggetti potenzialmente contaminati nemmeno.

Qual’è il rischio reale di infettarsi?

In realtà, oggigiorno, la probabilità che le due condizioni menzionate sopra siano presenti è piuttosto bassa, in special modo nei contesti cittadini. Rispetto agli anni passati sono cambiate talmente tante condizioni che nei paesi sviluppati la presenza di tetano è diminuita enormemente, e questo non è da imputarsi tanto alla vaccinazione, quanto a svariati fattori dettati dalle migliorie sia nella qualità della vita che dall’evoluzione in campo medico sanitario.

Nel suo report il Medico Paolo Bellavite scrive: “Per quanto riguarda l’incidenza del tetano prima della vaccinazione in un Paese di maggiore benessere, basti vedere il grafico degli Stati Uniti, un Paese dove il sistema di registrazione è tra i più efficienti. È evidente che la mortalità è calata drasticamente ben prima della vaccinazione (introdotta nel 1940).”

I fattori che hanno contribuito a ridurre l’incidenza e la mortalità del tetano sono vari e nel report del Dr. Bellavite vengono citati questi:

– La conoscenza delle vie d’infezione, che ha migliorato la prevenzione con la pulizia e disinfezione delle ferite

– L’igiene ospedaliera, in particolare nelle sale chirurgiche e ostetriche

– Le minori occasioni di esposizione all’infezione rispetto alle società rurali nelle nostre società, con meno persone in contatto con suolo e feci di animali, principali serbatoi del bacillo del tetano

 – La profilassi passiva post-infezione con il siero antitetanico o meglio immunoglobuline purificate

 – L’uso degli antibiotici nelle infezioni delle prime vie aeree e in casi di ferite o ulcere con infezioni o gangrene (il tetano è più frequente nei soggetti diabetici)

 – A questo calo hanno contribuito non solo le misure igieniche ambientali, ma anche la scolarizzazione con introduzione di conoscenze di educazione civica e cura della persona (ad esempio la disinfezione delle ferite), lo straordinario progresso dell’assistenza medica a tutti i livelli e della antisepsi che ha consentito la chirurgia in condizioni di sicurezza, la scoperta di antibiotici sempre più efficaci.

La vaccinazione:

Per proteggersi e prevenire le conseguenze di un eventuale contagio viene consigliata la vaccinazione. Una volta vaccinati, però, è necessario fare periodicamente il richiamo (ogni dieci anni), altrimenti non si è coperti. È possibile anche fare la profilassi antitetanica esclusivamente in caso di ferimento sospetto e bisogna farlo tempestivamente: entro 24 ore dal ferimento.

Nel suo report il Dr. Bellavite scrive: “Il vaccino antitetanico, comunque, non può produrre un effetto gregge. La vaccinazione antitetanica conferisce solo una protezione individuale: la presenza di un’elevata copertura vaccinale non costituisce una “barriera” alla circolazione dell’infezione in grado di proteggere anche chi non è vaccinato. Inoltre, il tetano non verrà mai eradicato con i vaccini, perché non avremo mai la possibilità di eliminare le spore dal terreno e più in generale dall’ambiente in cui viviamo.” Asserisce pure, però, che possono esserci anche reazioni avverse al vaccino e che sono molto varie, in special modo a causa dell’alluminio idrossido presente in forma di particelle e alla presenza dei vari adiuvanti.

La vaccinazione antitetanica non può essere obbligatoria, secondo la legge (articolo 32 della Costituzione) è ammesso un trattamento obbligatorio solo se serve a preservare lo stato di salute della collettività.

Nelle sue conclusioni il Dr. Bellavite scrive: “La raccomandazione alla vaccinazione va fatta in un contesto di attenta analisi dei rapporti beneficio-rischio, di adeguata e comprensibile informazione.”

Dagli studi e le analisi fatte in Italia negli ultimi anni e riportate nel suo rapporto risulta questo:

  • Beneficio: evitare 3,6 casi di tetano su 1.000.000 bambini non protetti, in 10 anni (comunque non mortali sulla base dei dati disponibili)
  • Rischio del vaccino (limitatamente alla neurite brachiale o grave anafilassi): tra 24 e 64 reazioni gravi per 1.000.000 di bambini vaccinati

Questi dati lasciano un po’ perplessi, in quanto guardando questi numeri la scelta di vaccinare risulta più rischiosa della probabilità di contrarre il tetano. Ovviamente, la valutazione da farsi con il pediatra di fiducia, deve anche tener conto di molti altri fattori relativi al tipo di ambiente, di stile di vita e delle condizioni di salute del bambino (es. se diabetico o no).

In conclusione:

Il nostro consiglio è di valutare ogni ferita tenendo conto di quanto detto e cercando di non allarmarsi inutilmente. La maggioranza delle volte è sufficiente lavare la ferita con acqua corrente, farla sanguinare, asportare chirurgicamente le zone necrotiche (quando presenti) e disinfettare con abbondante acqua ossigenata. In seguito eventualmente apporre una crema o pomata lenitiva e cicatrizzante, meglio se naturale (come per esempio Bloom Pomade, che ha proprietà antisettiche, cicatrizzanti, antinfiammatorie e analgesiche). Nell’articolo “Come trattare una ferita” diamo diverse suggestioni naturali ed efficaci.

In caso di ferite più profonde e potenzialmente contaminate è fondamentale un’attenta disinfezione e una valutazione da parte di un medico. Spetta a quest’ultimo stabilire se sussista un rischio reale di contrarre il tetano e valga la pena avviare, in rapporto al tempo trascorso dall’ultimo richiamo, una profilassi antitetanica, con la somministrazione del vaccino e, in caso di ferite ad alto rischio, anche con il ricorso a immunoglobuline specifiche.

Fonte: “Il tetano e l’antitetanica, tra rischi e benefici” report di Paolo Bellavite; Medico, Ematologo, professore di Patologia Generale, Università di Verona.

Articolo di Barbara Lupi

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