Al giorno d’oggi sono sempre di più i bambini che dimostrano dei disagi a scuola e spesso questi malesseri vengono espressi con delle reali difficoltà scolastiche. Questi bambini non sono meno intelligenti degli altri, anzi, a volte è addirittura il contrario, ma soffrono e subiscono un sistema scolastico che non è adatto a loro.

Col passare degli anni, diventato sempre più evidente il dilagante disagio, sono aumentate le richieste delle figure di appoggio quali: logopedisti, ergoterapisti, docenti di sostegno, psicologi, terapisti complementari e così via. Queste figure da un lato sono un valido appoggio e aiutano molti bambini a migliorare e sentirsi meglio, dall’altro spesso portano il bimbo a sentirsi diverso, stanco dai vari appuntamenti e compiti extra e stressato da un’agenda settimanale davvero impegnativa.

Cosa puoi fare come genitore per appoggiare il tuo bambino durante il suo percorso scolastico? Come puoi aiutarlo a sopportare il disagio di note basse e del confronto con i suoi compagni più performanti? Quali strategie puoi adottare affinché mantenga la sua autostima alta e possa far emergere i suoi potenziali?

Articolo dopo articolo cercherò di rispondere a queste domande portando riflessioni su alcuni concetti basilari e proporrò alcune strategie affinché anche il tuo bambino possa ricevere un valido sostegno che lo aiuti ad affrontare e vivere un sistema scolastico che non lo aiuta.

Per cominciare desidero trattare il tema degli sbagli e della visione negativa che la società e il sistema scolastico hanno degli errori. Tutte le valutazioni si basano sulla quantità di errori che si commettono, generando così una grande paura di sbagliare e innescando di conseguenza un atteggiamento negativo e ostile al fallo.

Questo tipo di visione è decisamente distruttiva e distorce completamente il vero senso del fallimento.

È bene ricordarsi che “Sbagliando si impara”!

Come genitore di un bambino in età scolastica uno dei primi passi fondamentali su cui porre l’attenzione è il vissuto del fallimento e dell’errore che abbiamo noi stessi. Ti arrabbi quando sbagli? Come vedi tu l’errore? Qualcosa da evitare oppure qualcosa di costruttivo, un’esperienza che ti permette di fare meglio?

Ti faccio questa domanda perché è bene sapere che una delle basi dell’apprendimento e dell’acquisizione di valori e credenze è l’imitazione. Per quanto riguarda i bambini le prime figure che tendono ad imitare sono i genitori. Ogni volta che un bimbo si trova ad affrontare una situazione nuova, si mette alla ricerca di istruzioni che rispondano alla domanda: “cosa fare?” La cosa più semplice è guardarsi intorno e prendere un modello da imitare. I figli acquisiscono facilmente i nostri schemi e i nostri valori perché siamo dei punti di riferimento, quindi, nel caso ti rendessi conto che percepisci l’errore con un sentimento negativo forse varrebbe la pena aggiustare il tiro, affinché non la veda così anche tuo figlio.

Per come è impostato oggi il sistema scolastico il bambino è bombardato sia a livello conscio che inconscio di una sorta di accezione negativa del fallimento. La scuola è pensata per premiare chi ha successo e punire chi non lo ha (eppure la scuola dovrebbe insegnarti a perseverare, ad avere voglia di apprendere e migliorare). Concetti come: punire, bocciare, respingere, a scuola sono molto presenti. I ragazzi con il tempo associano al fallimento il concetto di punizione, di risultato da condannare, di vergogna.

Insomma, nella mente della maggioranza delle persone gli insuccessi rappresentano qualcosa di negativo. Il bambino spesso è confrontato con l’informazione inesatta che sbagliare è sintomo di stupidità e di inadeguatezza.

Si dà il caso che l’apprendimento per imitazione avvenga anche fuori da casa, da tutte le persone che ci circondano, specialmente se rappresentano una figura di autorevolezza. La scuola, oggi, propone giornalmente questo schema e il bambino si trova confrontato con una fetta importante di persone che la pensano in questo modo. È piuttosto facile che per l’alunno diventi presto una verità assoluta e si convincerà sempre più che chi sbaglia è stupido e che valga meno di chi ha buoni voti a scuola.

Come genitore la cosa fondamentale è offrire un diverso paradigma e andare controtendenza:

Come fare concretamente per aiutare il tuo bambino a cambiare schema mentale e vedere l’errore come qualcosa di costruttivo?

È necessario spiegare al bambino che senza errore non esiste possibilità di miglioramento. Bisogna farlo più e più volte, affinché integri in sé questo concetto piuttosto che quello che gli presenta la scuola o la società. Quando qualcuno commette un errore non va mai denigrato, bensì spronato a riprovare. L’errore deve essere sottolineato, ma in modo costruttivo e con delle spiegazioni, in special modo è importante dare risalto al fatto che deve essere preso come strumento indispensabile per imparare come fare le cose al meglio.

Fin dalla tenera età apprendiamo commettendo degli errori e traendo da questi la preziosa lezione di come possiamo aggiustare il tiro per una performance più adeguata.

Per esempio: il bimbo che sta passando dal gattonare al camminare cade moltissime volte e fortunatamente vive ogni caduta come uno stimolo ad aggiustare tutti i movimenti, la coordinazione, l’equilibrio, ecc. per fare qualche passo in più senza cadere. Non si lascia prendere dallo sconforto e continua a riprovare e ad allenarsi fino a quando camminerà senza più problemi. Questo atteggiamento è parte del naturale processo di apprendimento, è parte naturale del nostro essere e della nostra capacità di evolvere, solo in seguito, a causa della reazione che vediamo nelle persone attorno a noi, cominciamo ad avere paura di sbagliare.

Per rafforzare un atteggiamento positivo all’errore puoi utilizzare degli esempi e raccontare storie di errori rivelatosi poi idee geniali, di persone che hanno compiuto qualcosa di importante per il mondo passando attraverso uno o più fallimenti o di persone famose e di successo che hanno cominciato da zero.

Qui ti presento due esempi molto conosciuti, che portano una bella riflessione, ma ce ne sono tanti altri, e volendo potresti cercarli insieme a tuo figlio direttamente in internet.

  • Il post-it:

    A volte da un errore possono nascere delle grandi invenzioni, Questo è il caso del Post-it, celebre foglietto adesivo indispensabile in ogni ufficio e inventato da due dipendenti della 3M (l’azienda che nel 1930 aveva brevettato lo Scotch): Spencer Silver ed Arthur Fry.

    Il primo era stato incaricato dalla 3M di creare un materiale adesivo molto potente. Silver creò invece un collante che permetteva di riposizionare il foglietto di carta cui era stato applicato senza lasciare traccia, ma siccome non era assolutamente ciò che l’azienda gli aveva chiesto il prodotto venne chiuso in un cassetto.

    Fu grazie alla trovata geniale di Fry che nacque il Post-it. Fry infatti era assiduo frequentatore della North Presbiterian Church di North St. Paul nel Minnesota ed era un componente del coro. Ciò che lo faceva innervosire era l’estrema difficoltà nel tenere il segno nei libri dei canti.

    I foglietti che venivano inseriti tra le pagine scivolavano via molto facilmente e per questo Fry cercò un modo per incollare i segnalibri alle pagine. Si ricordò dell’adesivo inventato da Silver e pensò che sarebbe stato il collante perfetto: nessuna traccia, facilità di spostamento e presa sulle pagine. Fry chiese quindi l’autorizzazione a sviluppare questo nuovo prodotto e dopo circa un anno e mezzo di ricerche riuscì trovare la combinazione giusta.

  • La storia di Thomas Edison:

    Questo famoso personaggio dimostra quanto la creatività, l’impegno e la perseveranza siano più efficaci di alti voti scolastici per avere successo nella vita.

    Thomas Edison era l’ultimo di sette figli, in una famiglia affollata. I fratelli erano tutti più grandi e lavoravano. Gli insegnanti lo trovavano annoiato, dopo tre mesi di scuola fallimentari lo lasciarono a casa e la sua educazione passô attraverso la decisa tutela della madre. Fu dunque lei ad insegnargli tutto, in particolare a credere in sé stesso, come racconta Edison molti anni dopo. Negli anni giovanili si dedicava, come molti ragazzi in quell’epoca, a lavori di ogni genere: vendeva caramelle, distribuiva giornali e soprattutto studiava. Leggeva tantissimo e faceva esperimenti chimici. 

    Una rivoluzione che gli valse il titolo di “wizard”, cioè mago, fu uno strumento per la riproduzione dei suoni. Fu il salto: gli comprarono l’invenzione per 10.000 dollari, cinque volte quello che aveva chiesto, e con il capitale fondò il primo laboratorio industriale della storia, a Menlo Park, con lo specifico obiettivo dell’innovazione tecnologica.

    Tra i suoi brevetti, c’è la prima cinepresa, chiamata “cinetoscopio”, la fluoroscopia, il microfono a carbone, il perfezionamento della lampadina, suoi anche molti contributi per l’evoluzione dell’automobile.

    Dopo Edison, insomma, il mondo non è stato più lo stesso. Elettricità e luce, suoni e colori. Tutto creato dando spazio e materia all’invenzione, badando all’approccio pragmatico della sua realizzabilità commerciale. Inventare, ma anche vendere. Ancora oggi le sue parole sono, e devono essere, un modello per tutti. Guardando al suo metodo di lavoro, si capisce che non c’è da aver paura dell’insuccesso, perché Edison è stata la persona che ne ha collezionati di più. Tentava, provava, sperimentava, e continuava a provare finché non riusciva. «Se ho fatto una cosa in 10mila modi diversi, e non ha funzionato, non ho fallito», diceva. «Non sono scoraggiato. Perché ogni prova andata male, è un passo in avanti, perché ogni prova andata a male mi dice esattamente come non va fatta una cosa», diceva.

Come Edison ci sono tanti altri esempi di persone che hanno fatto grandi cose mettendo in campo tutti i loro potenziali per il semplice fatto che non si sono mai arresi e perché credevano in loro stessi e in un sogno.

Per avere successo nella vita (e non intendo solo successo finanziario, ma proprio appagamento personale a 360°) è necessario avere delle qualità che non vengono insegnate a scuola. La scuola non misura tutte le reali capacità di una persona, bensì solo delle competenze e conoscenze nelle cosiddette materie scolastiche. Tutti quanti abbiamo dei talenti, dei punti forti, ma considerato il fatto che la scuola non li valuta tutti è importante porsi la seguente domanda: cosa misura realmente il maestro con il suo voto?

Lo vedremo più dettagliatamente nel prossimo articolo che uscirà a breve.

Articolo di Barbara Lupi

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