Come possiamo riempire la nostra dispensa e il nostro frigorifero di salute e benessere? Non ti parliamo solo di spesa più consapevole, ma ti diamo anche dei trucchi per organizzarti al meglio e tutte le dritte per capire le etichette degli alimenti che compri!
Come possiamo fare in modo di offrire al nostro corpo alimenti il meno intossicati possibile? Sapendo che il cibo che mangiamo verrà frammentato in piccoli mattoncini, che andranno a costituire e nutrire le nostre cellule, la qualità è di vitale importanza, non credi?

In un mondo ideale, ognuno di noi dovrebbe poter portare sulla propria tavola solo cibi naturali, coltivati senza l’uso di nessun pesticida e senza l’aggiunta di alcun tipo di agente chimico, sprovvisti di imballaggi in plastica e quindi anche della lunga lista di ingredienti che ci dice che cosa contengono al loro interno.

Nel mondo reale però, perfino chi si ritiene da anni un sano consumatore di alimenti vegetali biologici e integrali fa uso, almeno saltuario, di cibi costituiti da molteplici ingredienti, che quindi in una certa misura hanno subito un processo di trasformazione industriale e sono impacchettati e disposti sugli scaffali di un supermercato.

Sono tante le cose di cui tenere conto quando si acquista un prodotto alimentare, sfuso o impacchettato che sia, ma vedrai che sarà più facile del previsto e presto, se non lo sei già, diventerai anche tu un esperto e consapevole consumatore!

In questo articolo ti mostriamo i nostri consigli e condividiamo le nostre riflessioni frutto di anni di ricerca ed esperienza, per ottimizzare il tuo tempo e per destreggiarti meglio nel talvolta complicato mondo delle etichette alimentari!

Sappiamo cosa acquistiamo? Perché è importante leggere le etichette alimentari?

Complice il poco tempo, i ritmi elevati che viviamo ogni giorno, e anche la forza dell’abitudine forse, spesso non dedichiamo abbastanza tempo al controllo di ciò che mettiamo nel carrello della spesa. In realtà spesso sappiamo che dovremmo, soprattutto perché si tratta di alimenti che finiranno sulle nostre tavole, ma a volte l’importanza della qualità del cibo cade vittima di altri fattori.

Come facciamo a mangiare davvero cibi sani e genuini? Beh, in realtà la cosa è semplice: bisogna imparare a conoscere quegli ingredientti che sembrano scritti in arabo sulle etichette di ciò che acquistiamo!

Si tratta di un piccolo sforzo da fare solo un paio di volte, sì, perché poi in genere siamo piuttosto abitudinari, una volta conosciuti gli alimenti che vogliamo evitare perché troppo pieni di elementi chimici ci verrà facile!

Alcuni accorgimenti utili:

Se vuoi dirigerti verso una spesa più sana e un’alimentazione senza troppe componenti chimiche ci sono varie cose che devi valutare, qui ti spieghiamo passo passo come capire cosa contiene un alimento, come leggere le etichette e come organizzarti per evitare certi acquisti troppo elaborati.
  • Dedica il giusto tempo alla tua spesa settimanale, non fare di fretta. Esci di casa con la lista della spesa e dopo aver pensato all’organizzazione dei pasti tuoi e della tua famiglia per i prossimi giorni.
  • Gioca d’anticipo! Per acquistare meno prodotti industriali possibile, bisogna necessariamente semplificare le ricette e dedicarsi alla cucina. Più autoproduzione uguale meno acquisti industriali! Se il tempo durante la settimana è contato, organizzarsi prima può essere la chiave! Dedica qualche ora del sabato o della domenica al meal prep, ovvero alla preparazione delle basi che poi assemblerai settimanalmente per realizzare i piatti per te e la tua famiglia!
    Per esempio, cuoci cereali integrali, fagioli secchi e verdura per avere a disposizione in frigorifero, ben conservati in contenitori ermetici, gli ingredienti di base. Quelli che ci mettono più tempo a cuocere e ai quali rischieresti di rinunciare se dovessi farlo la sera quando rientri dal lavoro! Fai anche un dolce per la colazione e se ti piace, cuoci il pane per la settimana! Risparmierai e avrai cibo di ottima qualità, cucinato fresco da te, con amore!
  • Leggi sempre l’elenco degli ingredienti riportato sulla confezione di un alimento che metti nel tuo carrello della spesa! La parte degli ingredienti è la parte di testo più importante e mostra, in ordine decrescente di peso, tutto quello di cui è composto il prodotto stesso.
  • Dopo che ti sei accertato che la lista ingredienti è ok, la fase due è quella di controllare origine, provenienza, lavorazione e coltivazione di tutti gli ingredienti riportati nella lista perché anche nel caso in cui gli ingredienti siano semplici e naturali, come per esempio, farina, olio extravergine di oliva, sale ecc, coltivazione e trattamenti subiti da quelle materie prime sono altrettanto fondamentali.
    Possiamo acquistare, per esempio, del semplice ‘pane’ fatto effettivamente di farina, lievito madre, acqua, olio e sale, ma se questi ingredienti sono pieni di pesticidi non ci faranno bene ugualmente!
  • Sai cosa acquisti? Succede spesso che si è convinti di acquistare un prodotto con certe caratteristiche per poi scoprire, andando a leggere con attenzione le etichette, che in quel prodotto ci sono materie prime non considerate e qualche volta non volute. Poni attenzione alla manipolazione delle etichette: spesso, per esempio, i produttori alterano gli elenchi degli ingredienti per far sembrare che certi alimenti siano presenti in quantità minori di quanto non siano realmente. Questo avviene per esempio con gli zuccheri: in una pratica comunemente nota come “frazionamento degli ingredienti”, i produttori usano vari tipi di dolcificanti, come per esempio lo zucchero di canna, lo sciroppo di mais, lo zucchero di barbabietola, il fruttosio e così via, per spingere verso il fondo della lista quello che avrebbe dovuto occuparne il primo posto (ovvero grandi quantità di zucchero), di modo che gli ingredienti più sani possano essere elencati per primi.
    Aspettati quindi l’inaspettato: cibi che immaginavi essere sani e naturali potrebbero non esserlo, almeno, non del tutto. Potresti credere di sapere quali sono gli alimenti che contengono molto sodio e quali quelli che ne contengono poco, ma attenzione: in una lattina apparentemente innocua di succo di verdura potrebbe esserci fino a metà della vostra dose giornaliera consentita di sale.

Etichette alimentari: cosa dovrebbero mostrarci?

Per legge, ogni prodotto confezionato e venduto nei negozi alimentari, deve riportare sulla sua etichetta alcune informazioni specifiche. Deve essere tutto scritto, solo spesso il problema è che viene scritto in piccolo, negli angoli più remoti della confezione, con terminologie sempre più complesse, ma soprattutto ancora troppo pochi si prendono la briga di leggere.

Sul fronte della confezione vengono inserite poche informazioni, spesso a effetto, che servono per colpire il consumatore e spingerlo a comprare. Si seguono le regole delle richieste più in voga in quel momento come “senza glutine”, “senza olio di palma”, “preparato con olio extra vergine d’oliva” ecc. Il problema è che, come abbiamo visto, non sempre questi slogan sul fronte della confezione corrispondono al vero.

Se troviamo la dicitura “al farro” in un pacchetto di biscotti, non significa che siano preparati interamente al farro, né che la farina di farro utilizzata sia integrale e biologica, ma che una percentuale di farina utilizzata è al farro, spesso una parte decisamente minore, con un’alta percentuale di farina di grano 00. Questi e altri piccoli trucchi di mercato ci devono spingere a leggere con attenzione le etichette alimentari riportate sulle confezioni.

Cosa troviamo sulle etichette alimentari?

Dal 1982 e rinforzato dal decreto del 1992, le etichette dei prodotti devono riportare per legge queste indicazioni:

 

  • L’elenco dettagliato degli ingredienti (ogni sostanza contenuta nel prodotto che supera il 5%, dev’essere riportata nella lista degli ingredienti),
  • denominazione di vendita,
  • additivi aggiunti,
  • chi ha prodotto il lotto di appartenenza (la provenienza del prodotto è qualcosa a cui dovremmo prestare sempre attenzione e sia per la nostra economia che per la qualità dell’alimento acquistato, è preferibile conoscere il produttore o per lo meno, che sia un produttore certificato biologico e che utilizza materie prime locali e genuine)
  • la data di scadenza,
  • la modalità di conservazione del prodotto,
  • il suo utilizzo.
Tutti i componenti della lista, come accennato in precedenza, sono segnati partendo da quello più utilizzato fino ad arrivare a quello presente in percentuale inferiore ma se troviamo la dicitura “in proporzione variabile” significa che nessun alimento è presente in maniera predominante.

Se sull’etichetta troviamo la denominazione “aromi” si tratta di aromi artificiali, prodotti in laboratorio. Se sono naturali, come essenze, oli, succhi di origine vegetali sono specificamente segnalati.

Una particolare menzione va fatta per gli aromi e gli additivi:

La prima domanda che spesso molti si pongono riguardo questo genere di ingrediente è: gli additivi alimentari sono pericolosi?

Scopriamolo insieme!

Iniziamo con il dire che gli additivi alimentari sono sostanze utilizzate nelle industrie composti per esempio da coloranti, emulsionanti, antiossidanti, edulcoranti e sono segnalati attraverso una sigla alfa-numerica, solitamente composta con una E + un numero.

Ma vediamo di cosa si tratta e quali effetti hanno sulla salute.

Cosa sono gli additivi alimentari?

La maggior parte dei prodotti creati industrialmente contengono additivi. E il settore alimentare non fa eccezione a questa regola.

La maggior parte dei prodotti creati industrialmente contengono additivi. E il settore alimentare non fa eccezione a questa regola. 

Gli additivi alimentari non sono sostanze con potere nutrizionale o necessarie all’organismo per funzionare meglio, ma servono per migliorare l’aspetto estetico del prodotto, quella che potremmo definire superficie. 

Con l’utilizzo di additivi possono essere ritoccati i gusti e si può rendere migliore la durata di conservazione dei prodotti sugli scaffali del supermercato. 

I primi additivi alimentari utilizzati, di origine naturale, furono il sale e l’aceto ma ad oggi la gamma di queste sostanze si è di gran lunga ampliata! 

Se inizialmente venivano utilizzati per conservare più a lungo i cibi (come nel caso del sale e dell’aceto), successivamente si sono trasformati in sostanze aggiunte per dare un sapore diverso ai cibi, più invitante e accattivante. 

Pensiamo ai coloranti, che rientrano nella gamma degli additivi alimentari, essi non hanno alcuna utilità nutrizionale e nemmeno rendono migliore il sapore ma servono solo ad allietare la vista.

Come riconoscere se un cibo contiene additivi?

Naturalmente se sono presenti in un prodotto generi di additivi, sono segnalati e troveremo queste voci quasi sempre verso le ultime, perché essendo gli ingredienti sono inseriti in ordine di quantità presenti e siccome le dosi sono ridotte, rispetto ad altri ingredienti, essi finiscono necessariamente in fondo alla lista. 

Possono essere contrassegnati con il loro nome riportato  per intero oppure con una sigla che solitamente prevede una E seguita da un numero (ad esempio E200). 

Nella maggior parte dei casi vengono usate le sigle: purtroppo è raro che il consumatore disponga di conoscenze sufficienti per sapere di quale additivo si tratti. In realtà, non tutti gli additivi vengono segnalati nelle etichette perché la legge permette, in alcuni casi, di non menzionarli. Succede quando vengono considerati coadiuvanti tecnologici, utili per la preparazione dei cibi.

Da dove derivano gli additivi alimentari?

Inizialmente, gli additivi alimentari venivano estratti da piante e poi successivamente lavorati per renderli più utilizzabili. Questo processo, col tempo e soprattutto con il crescere dell’industrializzazione, è risultato non idoneo alle esigenze commerciali che necessitavano di materiale più facilmente disponibile e in minor tempo. 

In poco tempo, tutti gli additivi alimentari utilizzati nell’industria sono diventati di origine sintetica, ovvero creati direttamente in laboratorio. 

Se da una parte questo ha permesso la creazione di una gamma molto estesa di coloranti, correttori di sapidità, correttori di acidità, aromi e conservanti, dall’altra sono stati introdotti molti sapori ed elementi estranei all’organismo umano che hanno modificato il senso del gusto e creato non pochi effetti collaterali per l’organismo e per l’apparato digerente in particolare.

Quali sono gli additivi più nocivi, dove si trovano e come evitarli?

Si stima che la maggior parte delle persone arrivi a consumare sino a 7 kg per anno di additivi. 

Chi lo sa perché un numero sempre maggiore di bambini oggigiorno soffre di bronchiti a ripetizione, iperattività, aggressività o disturbi del sonno? 

Può essere utile, quindi, osservare se i nostri angioletti si trasformano in diavoletti nelle ore che seguono l’assunzione di quelle sostanze. Comportamenti aggressivi, iperattività e deficit d’attenzione sono, infatti, sospettate di essere una delle possibili reazioni ad alcuni additivi alimentari tossici.

Additivi da evitare:

– I coloranti, segnalati con sigle dall’E100 all’E180 e utilizzati anche nei cosmetici e nei medicinali, sono particolarmente pericolosi per la molteplicità delle fonti di esposizione; 

– i conservanti, E200-E297; 

– gli antiossidanti, E300-E337, 

– gli acidificanti, E338-E380, 

– gli aromatizzanti usati per restituire i sapori tolti al cibo dalle lavorazioni, che sono sostanze chimiche molto complesse, 

“Per riprodurre l’aroma della fragola è necessario miscelare piccolissime quantità di almeno 350 composti chimici”, e tutti sintetici! 

– glutammato monosodico indicato in etichetta con la sigla E621, 

– edulcoranti sintetici, 

Vengono, inoltre, utilizzati dall’industria alimentare ben “6000 aromi artificiali, oltre ad agenti di lavaggio, pelatura, trasformazione, solventi da estrazione, enzimi o agenti antischiumogeni, che non sono riportati sulle etichette e che si possono, pertanto, evitare solo mangiando alimenti non trattati e acquistati localmente. 

La prima regola da seguire per evitare questa chimica è quindi quella di mangiare cibo fresco e qualora si acquisti cibo confezionato o lavorato, controllare che gli ingredienti siano pochi e riconoscibili. In caso contrario, quello che acquistiamo NON è un alimento, ma un miscuglio creato ad arte in un laboratorio chimico. 

Bisogna inoltre considerare che i conservanti (alimentari e non) entrano dentro di noi mediante ingestione di alimenti industriali a lunga conservazione, di medicinali o tramite l’assorbimento cutaneo di creme e prodotti vari di cura per il corpo. 

Quest’ultima via d’accesso è considerata ancora più pericolosa di quella alimentare, perché fegato ed intestino riescono a filtrare e ad eliminare, almeno in parte, le sostanze tossiche ingerite, mentre quelle che penetrano nel corpo attraverso l’epidermide vengono assorbite direttamente, senza nessun filtro.

Fonti : Macrolibrarsi e Perchebio.com

Articolo di Stella Bellomo per Bloom Sisters Sagl

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