Il problema delle micro e nano plastiche riguarda davvero tutti!

Come scoprirai leggendo tutto l’articolo, la faccenda della plastica non riguarda solo i prodotti usa e getta, le microplastiche derivano da moltissime cose, molte di queste non sono legate al singolo consumatore, ma soprattutto la plastica e le microplatiche non riguardano solo l’inquinamento ambientale … bensì il tuo corpo e la tua salute!

Scoprirai quanta microplastica ingerisci inconsapevolmente ogni giorno … e che questi minuscoli frammenti di plastica sono presenti in una quantità di prodotti che magari non immaginavi!

Siamo arrivati ad un punto tale che si sono rese necessarie delle nuove leggi: per tutelare la Terra, ma anche noi stessi!

Con l’obiettivo di affrontare con un intervento legislativo il problema dell’inquinamento da plastica in mare, appunto, la Commissione Europea ha attuato precise restrizioni riguardo la plastica usa e getta, proponendo una normativa per mettere al bando alcuni prodotti d’uso quotidiano e regolare la produzione e lo smaltimento di tanti altri.

Dopo l’iniziativa sulle buste di plastica, l’attenzione si è spostata su una decina di comuni prodotti di plastica monouso (oltre che sugli attrezzi da pesca) che rappresentano il 70% dei rifiuti marini in Europa.

Le nuove regole riguardano:
  1. Gli oggetti in plastica come cotton fioc, stoviglie e piatti, cannucce, bastoncini mescolatori per bevande e aste dei palloncini di plastica, per i quali ci sarà il divieto alla commercializzazione e la loro sostituzione con alternative ecosostenibili.
  1. I contenitori per bevande in plastica monouso, che saranno ammessi solo se i tappi e i coperchi restano attaccati al contenitore. 
  1. Per oggetti come contenitori per alimenti e per bevande, come bicchieri, tazze da asporto etc. ci sarà una riduzione dell’uso. 
  1. Involucri e imballaggi di prodotti alimentari, palloncini, filtri delle sigarette, salviette umidificate: i produttori contribuiranno a coprire i costi di gestione di questi rifiuti, e sono previsti incentivi per alternative più ecologiche. 
  1. Le bottiglie di plastica: entro il 2025 sarà necessario raccogliere il 90% di questi oggetti. 
  1. Gli oggetti come assorbenti, pannolini e salviette dovranno avere etichette più chiare che spieghino che contengono plastica e come devono essere smaltiti.

Ognuno di noi può fare la sua parte:

L’impegno di tutti noi! Che possiamo sicuramente iniziare ad agire subito, oggi stesso, prima di essere ‘costretti’ da una normativa.

Non soltanto nell’ambiente e quando siamo in trasferta, ma soprattutto nelle nostre abitudini di consumo, a casa, nella nostra quotidianità al bando gli oggetti in plastica monouso!

Con “plastica usa e getta” intendiamo prendere in causa tutti quegli oggetti di plastica che vengono utilizzati per pochi minuti e poi buttati, ma che poi, come abbiamo visto poco fa, hanno lunghissimi tempi di smaltimento.

Esistono molte alternative ecologiche ed ecostenibili agli oggetti in plastica usa e getta…dalle stoviglie di carta, agli spazzolini da denti in bamboo, alle coppette mestruali, la scelta è davvero infinita, basta informarsi e cambiare abitudini!

10 oggetti in plastica usa e getta che puoi sostituire con materiali lavabili o ecologici!

  1. Pannolini per bambini lavabili in stoffa o pannolini ecologici e compostabili. 
  1. Assorbenti lavabili in stoffa, Mooncup o assorbenti in carta o cotone biologico 100 compostabili. 
  1. Salviette lavabili in cotone. 
  1. Spazzolino da denti in bamboo. 
  1. Rasoi in metallo o legno. 
  1. Cannucce in bamboo o materiale ecologico. 
  1. Stoviglie da esterno in materiale ecologico o duraturo. 
  1. Bottiglie dell’acqua solo in vetro o acciaio o termiche. 
  1. Spazzole e pettini in legno.
  1. Spugne ecologiche

Le microplastiche:

Vediamo meglio cosa sono, da dove vengono e perché sono nocive non solo per il nostro Pianeta ma anche per la nostra salute!

Le microplastiche sono piccole particelle di plastica con un diametro che va dai 330 micrometri e i 5 millimetri di grandezza, che inquinano i nostri mari e i nostri oceani.

Sono davvero piccolissime!

La pericolosità delle microplastiche per la salute dell’uomo e dell’ambiente è oggi dimostrata da diversi studi scientifici. Studi secondo i quali i danni più gravi si registrano soprattutto negli habitat marini ed acquatici ma non solo.

Ogni chilometro quadrato di oceano contiene in media 63.320 particelle di microplastica.
Il Mediterraneo è uno dei mari più inquinati al mondo: qui si concentra il 7 per cento delle microplastiche a livello globale. Inoltre, come abbiamo approfondito nell’articolo “Estate senza plastica: possiamo tutti dare un contributo!” esistono ad oggi cinque regioni oceaniche (dette gyres) dove, per via delle correnti, si accumulano le più grandi quantità di detriti oceanici.
Oltre alle microplastiche esistono, disperse in natura, anche particelle più piccole, che prendono il nome di nano plastiche. Particelle che però, date le dimensioni davvero minuscole, sono impossibili da campionare con le attrezzature oggi a disposizione.

Di queste, dunque, sappiamo ancora poco.

Da dove provengono le microplastiche?

Cosmesi e make-up:  

Negli anni Novanta il settore della cosmesi e i produttori di prodotti per il make-up hanno cominciato a inserire “microsfere” in plastica nei detergenti per la pelle, nei dentifrici, nelle creme da barba e a metà degli anni 2000 diversi controlli effettuati hanno rilevato queste microsfere di plastica presenti in natura e nei sistemi idrici pubblici, fino ad arrivare anche nell’acqua che sgorga dal rubinetto di casa.
Moda e tessuti sintetici:

Le fibre dei tessuti sintetici come poliestere, acrilico e poliammide, vengono “erose” attraverso i lavaggi in macchina e poi drenati nei sistemi idrici e sono una delle maggiori fonti di microplastiche. 

Il consumo delle fibre sintetiche è cresciuto molto nel settore dell’abbigliamento domestico e industriale – arrivando a rappresentare il 61 per cento della domanda di fibre a livello globale.

Immagine tratta da Unione Internazionale per la Conservazione della Natura

La Norwegian environment agency ha rilevato che ogni singolo indumento, a ogni singolo lavaggio, rilascia fino a 1.900 fibre sintetiche. Per questo, secondo la stessa fonte, le emissioni di microplastica nelle acque derivate dal lavaggio di indumenti supera quello dei cosmetici, costituendo il 35 per cento di tutte le microplastiche in acqua.

Pneumatici:

La parte esterna del pneumatico è costituita da polimeri sintetici mischiati a gomma e altri additivi. Un buon numero di microplastiche deriva così dallo sfregamento degli pneumatici sull’asfalto durante la guida, secondo una ricerca dell’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn). Le fibre di plastica rilasciate così nell’ambiente vengono trasportate negli ambienti marini dall’azione del vento e dalle piogge.

Pesca e navigazione:
Le navi rappresentano tutt’oggi una rilevante fonte di rifiuti marini: nonostante un accordo internazionale introdotto nel 1988 che vieta ai pescherecci di abbandonare in mare reti e scarti di plastica, si stima che solo nei primi anni Novanta siano state immesse in mare 6,5 milioni di tonnellate di questo materiale.

Quanta microplastica ingeriamo in media alla settimana?

Cinque grammi!

Nell’arco di 7 giorni assumiamo insieme ad acqua e cibo l’equivalente in frammenti di plastica del peso di una carta di credito: 250 grammi all’anno, che transitano nell’organismo con effetti ancora poco noti sulla salute.

Tra i prodotti utilizzati, i più contaminati sembrerebbero bivalvi (una classe di molluschi), birra e sale. I molluschi con guscio, dopo una vita trascorsa in un mare inquinato, sono infatti consumati interi, sistema digerente incluso.

In media introduciamo nell’organismo umano 182 frammenti di plastica ogni settimana.

Detto tutto questo, sei daccordo anche tu che il problema ti riguarda più da vicino di quello che pensavi?

Concordi con noi che vale la pena fare qualcosa tutti quanti?

Facciamo quindi una spesa più consapevole e cambiamo delle piccole abitudini per salvaguardare il mondo e la nostra stessa salute!

Articolo di Stella Bellomo e Barbara Lupi

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