Si stima che ogni anno più di 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono nei nostri oceani (fonte: Greenpeace).
Praticamente, è come se ogni minuto un camion pieno di materiali plastici rovesciasse tutto il suo carico in mare.
Incredibile, vero?
La plastica presente in natura, dispersa non solo negli oceani, ma anche nei fiumi e nei laghi o quella che si accumula sulle spiagge è, comprensibilmente, tutta opera dell’essere umano.
Una mancanza di consapevolezza e spesso un atteggiamento di superficialità da parte di aziende e di molte persone hanno portato a un inquinamento generale della natura che ha raggiunto livelli di allerta, ma forse non è ancora troppo tardi e possiamo ancora fare qualcosa per cambiare la situazione, per preservare e proteggere questo pianeta bellissimo che è la nostra casa!
In questo senso anche noi Bloom Sisters desideriamo incentivare una maggior consapevolezza e più rispetto: per noi stessi e per la natura.
È molto semplice dare un piccolo contributo, anche in vacanza, basta raccogliere tutto quello che si trova dalla spiaggia alla battigia. Inoltre, mentre facciamo questa buona azione, oltre a dare un esempio che poi i figli potranno a loro volta insegnare, possiamo anche offrire loro dei dettagli e delle spiegazioni che gli permettano di comprendere l’importanza di imparare ad avere rispetto per la natura.
Approfondiamo, quindi, dandovi alcuni dati importanti e curiosità sulla plastica.

Durata della plastica nell’ambiente:
Il 90% della plastica prodotta fino ad oggi non è mai stata riciclata!
Un dato rilevante che dimostra che tutta quella plastica prodotta (e non ancora riciclata) è dispersa da qualche parte nell’ambiente, e ci resterà forse per sempre, se non viene fatto qualcosa.
La plastica infatti è inorganica e non è biodegradabile, o meglio si fotodegrada, disintegrandosi in pezzi sempre più piccoli fino alle dimensioni dei polimeri che la compongono.
In altre parole: questi materiali rimangono per sempre nell’ambiente in cui sono stati dispersi, solo non li vediamo più perchè si rompono in frammenti piccolissimi.
Purtroppo, una delle forme più pericolose di inquinamento ambientale sono proprio le microplastiche: particelle di materiale plastico con dimensione inferiore a 5 millimetri.
Molte di queste particelle derivano proprio dalla disgregazione dei rifiuti più grandi. Ma altrettante microplastiche hanno origine primaria: derivano da fibre tessili che si separano durante l’uso o il lavaggio in lavatrice dei nostri capi in materiale sintetico, oppure dalle microsfere abrasive presenti in prodotti cosmetici, di igiene orale o detersivi.
Quali sono gli effetti dei polimeri di microplastica?
La loro pericolosità per la salute dell’uomo e dell’ambiente è più che dimostrata da diversi studi scientifici, i danni più gravi si registrano soprattutto negli habitat marini ed acquatici, ma di riflesso hanno un effetto enorme anche sulla nostra salute. Sono questi i motivi per cui oggi si parla tanto dell’importanza di invertire questa tendenza alla produzione e utilizzo di plastica in modo così sfrenato e senza coscienza.
Una volta in mare queste sostanze vengono ingerite dalla fauna (in particolare da plancton, invertebrati, pesci, gabbiani, squali e balene) arrivando addirittura a modificare la catena alimentare. Il 15-20 per cento delle specie marine che finiscono sulle nostre tavole contengono microplastiche, mentre per i ricercatori dell’Università nazionale d’Irlanda che hanno pescato nel mare del Nord i pesci mesopelagici che vivono tra i 200 e i 1.000 metri di profondità, la percentuale salirebbe addirittura al 73 per cento.
La plastica ingerita da pesci, molluschi e crostacei finisce pure nei nostri piatti. Il problema, quindi, ci riguarda molto da vicino: gli inquinanti rilasciati dalle microplastiche possono essere ingerite e finire nel nostro organismo interferendo poi con il sistema endocrino fino a produrre alterazioni genetiche.

Quanta plastica è dispersa negli oceani oggi?
Tutti i rifiuti che si trovano a ridosso delle correnti vengono risucchiati e spinti in queste aree, originando un accumulo la cui estensione è difficile da stimare – alcuni studiosi parlano di una superficie grande quanto la Penisola Iberica.
Molti probabilmente immagineranno un grande ammasso di spazzatura galleggiante ma non potrebbe esserci niente di più lontano dalla realtà.
In prossimità di queste isole, sulla superficie non si vede altro che il mare blu sconfinato, la plastica è appena poco più sotto. Come? Sotto forma di microplastiche sospese nell’acqua, a diversi livelli di profondità e con concentrazioni differenti.
“Uno studio del 2001 stima che ogni chilometro quadrato di oceano, all’interno dell’area del Great Pacific Garbage Patch, contenga in media 334,721 pezzi di plastica. E gli scienziati hanno constatato che il 70% dei detriti si deposita sul fondo dell’oceano.
Ad alimentarlo continuamente ci sono i rifiuti dispersi in mare in tantissime occasioni: quelli che non vengono correttamente riciclati e persi durante il trasporto nelle discariche, i materiali fuoriusciti dai container delle navi cargo, ma anche a causa di incidenti, come il maremoto del marzo 2011 in Giappone che ha riversato in mare un’enorme quantità di detriti.
Sono tantissime le associazioni che si occupano di aumentare l’attenzione e il coinvolgimento di opinione pubblica e media verso la salvaguardia dell’ecosistema marino, e altrettante le iniziative che promuovono a più livelli l’adozione di modelli di comportamento (individuale o collettivo) che aiutino a ridurre l’inquinamento da plastica.
Cosa possiamo fare noi per cambiare le cose?
- MAI PIÙ PLASTICA USA E GETTA!
Non soltanto nell’ambiente e quando siamo in trasferta, ma soprattutto nelle nostre abitudini di consumo, a casa, nella nostra quotidianità al bando gli oggetti in plastica monouso!
Con “plastica usa e getta” intendiamo prendere in causa tutti quegli oggetti di plastica che vengono utilizzati per pochi minuti e poi buttati, ma che poi, come abbiamo visto poco fa, hanno lunghissimi tempi di smaltimento.
Esistono molte alternative ecologiche ed esostenibili agli oggetti in plastica usa e getta…dalle stoviglie di carta agli spazzolini da denti in bamboo, alle coppette mestruali, la scelta è davvero infinita, basta informarsi e cambiare abitudini! Per saperne di più leggi l’articolo di approfondimento qui.
- FARE LA RACCOLTA DIFFERENZIATA.
Fare la raccolta differenziata è un’altra importante azione quotidiana che possiamo compiere per salvaguardare il nostro pianeta.
- QUANDO POSSIBILE SCEGLIERE DI FARE LA SPESA SFUSA.
La maggior parte dei rifiuti in plastica prodotti dalle famiglie deriva dagli imballaggi alimentari.
Scegliere di fare una spesa consapevole, acquistando prodotti sfusi migliora la quantità di plastica prodotta dell’80%! La prossima volta che andiamo al supermercato pensiamoci!
Esistono shampoo solidi che non richiedono l’uso di flaconi. O linee di prodotti contenuti in vasetti di vetro o plastica riciclata.
Stesso discorso per le spugne e i detersivi utilizzati a casa per le pulizie domestiche e il bucato.
- SCEGLIERE UN ABBIGLIAMENTO IN FIBRE NATURALI ED ECOLOGICHE.
Anche la scelta dei capi di abbigliamento che indossiamo fa la differenza. Le microparticelle di materiali di derivazione plastica, infatti, finiscono inevitabilmente nello scarico della lavatrice.
- RACCOGLIERE I RIFIUTI DI PLASTICA IN SPIAGGIA.
Come dicevamo anche prima un’altra azione quotidiana che possiamo fare per aiutare la natura è quella di raccogliere tutti i rifiuti in plastica che possiamo trovare sulla nostra spiaggia, nel bosco o dovunque ci troviamo a passeggiare.