È un fatto: il bambino che riceve molti voti bassi si demoralizza e di conseguenza si demotiva sempre più!
Con il passare del tempo comincia a credere che andare a scuola sia faticoso e brutto e generalizza questo sentimento associandolo all’apprendimento in generale. Inoltre, spesso pensa di non essere molto intelligente, che imparare non fa per lui, anche perché una serie ripetuta di insuccessi e fallimenti scolastici automaticamente fa percepire al bambino un fallimento anche come persona, abbassando molto la sua autostima.
Tutto questo accade perché si identifica completamente nel voto che riceve, crede che il voto definisca la sua persona. In questo articolo ti porto un paio di riflessioni e suggerimenti per poter aiutare il tuo bambino a vivere in modo completamente diverso i voti e soprattutto a sentirsi adeguato nonostante fatichi a riceverne di alti.
A tutti i bambini piace imparare:
Sì, è proprio così! Il desiderio della conoscenza, il brivido della scoperta, l’interesse verso ciò che fornisce quegli strumenti che garantiscono un adattamento funzionale alla realtà sono insiti in ogni bambino. Pensa all’espressione estasiata che hanno i bambini piccoli quando hanno di fronte un gioco nuovo, alla curiosità che dimostrano nel volerlo provare subito e capire come funziona.
In realtà possiamo vedere che i bimbi amano apprendere cose nuove in moltissime situazioni quotidiane: al parco giochi quando vedono un altro bambino fare qualcosa di diverso, a casa quando uno dei genitori è impegnato in qualcosa che lo appassiona, con il nuovo gioco tecnologico (in un attimo sono immersi nel tentativo di capire come funziona) … tutto ci dice che in tanti contesti amano apprendere e imparare.
Imparare cose nuove, infatti, è stimolante e straordinario quando qualcuno ti insegna con modi accattivanti, divertenti e con delle strategie adeguate.
Il fatto è che non amare la scuola non significa non apprezzare l’apprendimento! Vuol dire semplicemente che non ci piace apprendere in quel modo, con quel sistema, con quella persona, …
Capire come si può comunicare e insegnare al meglio al bambino è fondamentale per tutte le persone che vivono attorno a lui, sta in primis all’adulto conoscere le strategie migliori per farlo!
Tutti i bambini sono intelligenti?
Direi di sì, infatti, l’intelligenza è uno degli aspetti che ci identifica quali esseri umani, ma vediamo un po’ qual è il significato e l’etimologia di questa parola:
“L’etimologia della parola intelligenza si fa risalire all’avverbio latino intus = dentro ed al verbo latino legere = leggere, comprendere, raccogliere idee e informazioni riguardo a qualcuno o a qualcosa. Quindi, l’intelligenza è la facoltà di comprendere la realtà non in maniera superficiale ma, andando oltre, in profondità, per coglierne gli aspetti nascosti e non immediatamente evidenti. Un’altra interpretazione etimologica (meno diffusa) del termine preferisce ad intus la preposizione inter = tra. Per cui, intelligenza sarebbe la capacità di leggere (…tra le righe), di scoprire relazioni ed inter-connessioni tra i vari aspetti della realtà per giungere ad una comprensione più ampia e completa di essa.”
Pubblicato da Vittorio Daniele sul proprio blog “Etimoitaliano”
Da qui possiamo capire che essere intelligente significa avere la capacità di “andare oltre”, di approfondire, o “di leggere tra le righe”. Per fare questo, l’essere umano, mette in moto varie strategie. Ogni persona utilizza delle strategie, anche diverse, per raggiungere degli obiettivi; questo è segno di intelligenza. Anche il bambino che ha delle difficoltà scolastiche mette in atto tutta una serie di strategie nel tentativo di raggiungere dei risultati, spesso molte di più di un bambino che riesce facilmente ad avere voti alti.
Tutti quanti abbiamo dei talenti, dei punti forti, taluni evidenti e altri più latenti. La scuola non misura tutte le reali capacità di una persona ed è importante tenerlo sempre presente e soprattutto ricordalo il più spesso possibile al tuo bambino. Io ho conosciuto un sacco di “secchioni” decisamente imbranati e impacciati nella vita! Puoi anche esaltare tutti i suoi successi, in generale e non solo quelli scolastici, dicendo anche verbalmente quanto sia intelligente, per aiutarlo ad integrare in sé la credenza che è una persona di valore.
Cosa misura realmente il maestro con il suo voto?
Innanzitutto, la scuola e il voto misurano solo delle competenze e conoscenze, in un dato momento preciso, delle cosiddette materie scolastiche; anche se in realtà è una misura relativa e opinabile.
Infatti, durante una verifica, sono davvero molte le competenze e le variabili che entrano in gioco per arrivare al risultato, molte di queste, però, non sono misurabili guardando semplicemente al risultato stesso. Bisogna considerare poi che Il voto misura una performance nel momento e non necessariamente la reale capacità.
Questo perché una verifica non dice chi sei, ma considera cosa fai calcolando il numero di errori che commetti in quel preciso istante. Se per esempio un bambino molto sensibile ed emotivo si lascia prendere dal panico da prestazione durante la verifica, gli viene il vuoto e il suo cervello viene avvolto come da una nebbia per la paura di sbagliare, la sua prestazione sarà sicuramente diversa da quando è rilassato, sereno e concentrato. Probabilmente sbaglierà molte cose che, di fatto, sa fare e conosce.
Il voto di una verifica non valuta i potenziali del tuo bambino, come non valuta le strategie che mette in atto, la sua creatività, la sua sensibilità, e un sacco di altre cose …
Il voto non è dunque una misura del grado di successo e di soddisfazione che il bambino otterrà poi nella vita. Per avere successo nella vita (e non intendo solo successo finanziario, ma proprio appagamento personale a 360°) è necessario avere delle qualità che non vengono insegnate a scuola. Ne è un esempio classico Steve Jobs:
“Siate affamati e folli” è probabilmente la sua frase più famosa. Rivolta agli studenti dell’Università di Stanford nel 2005 in occasione della consegna delle lauree. Proprio lui, che alla laurea non ci è mai arrivato! Nato il 24 febbraio 1955 da Joanne Carole Schlieble, americana, e Abdulfattah John Jandali, uno studente siriano, Steve viene dato in adozione a Paul e Clara Jobs, residenti a Mountain View in California. A scuola viene visto come un ragazzino ribelle, un contestatore che si rifiuta di studiare e che viaggia alla ricerca di sé stesso. Jobs in realtà è un lavoratore instancabile e una mente creativa. Nel 1972 si diploma all’istituto Homestead di Cupertino e si iscrive al Reed College di Portland, nell’Oregon, ma dopo il primo semestre abbandona gli studi e prova a cercare lavoro.
La sua infanzia non è facile. Nel 1974 viene assunto dall’Atari e conosce Stephen Wozniak. Nel 1976, a soli 20 anni, fonda la Apple Computer Inc. insieme a Stephen Wozniak e Ronald Wayne. È passato alla storia per aver assemblato nel garage dei genitori l’Apple I, per essere passato poi ai grandi successi con Mac, iPhone e iPad e per essere l’ideatore e la guida indiscussa di Apple, una delle aziende più grandi e famose al mondo.
Cosa fare quindi per aiutare il tuo bambino?
- Relativizza il voto ed enfatizza l’impegno. Aiuta il tuo bimbo a ritenere che il voto è solo una misura dei suoi elaborati e non uno strumento per etichettarlo.
- Chiedi a tuo figlio come si è sentito a scuola, non cosa ha fatto e se ha fatto bene. Puoi chiedergli per esempio “Che cosa hai imparato oggi? Cosa ne pensi? Ti appassiona quella materia?”
- Evita i confronti con i fratelli o gli altri compagni.
- Aiutarlo a capire che imparare cose nuove è bello.
- Spiegagli che purtroppo il sistema non è adeguato a tutti, che siamo tutti diversi e che a volte abbiamo necessità differenti per imparare in modo semplice e veloce. Spiegagli anche che purtroppo non sarà possibile cambiare il sistema da oggi a domani, che sai che per certi bambini adeguarsi è più dura che per altri, ma che hai tanta fiducia e stima in lui e che mamma e papà cercheranno di appoggiarlo il più possibile durante questa fase impegnativa.